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I fiori di ciliegio sono sbocciati, il Giappone è una realtà del rugby mondiale


Impossible is nothing, recitava uno spot qualche anno fa, soprattutto quando si parla di rugby, lo sport che per eccellenza regala spesso delle sorprese.

Infatti, non conta quanto sei forte o quanto sulla carta tu sia superiore ai tuoi avversari. L'unica cosa che conta è ciò che succede in campo perché, quando si parla di palla ovale, nessun team regala niente a nessuno.

Sorpresa Giappone - Lo sanno bene i giocatori della Nazionale di rugby irlandese, che hanno dovuto alzare bandiera bianca davanti agli agguerritissimi giapponesi.

In teoria, tra i due team messi di fronte lo scorso 28 settembre dal calendario della Rugby World Cup, non c'era storia: gli irlandesi erano al secondo posto del ranking mondiale, mentre il quindici giapponese era solo al nono posto.

In barba a tutti i pronostici, all’Ecopa Stadium di Shizuoka ha vinto con merito proprio la nazione del Sol Levante, per 19 a 12, al termine di un match che ha visto 80 vibranti minuti di altissimo livello. Una vittoria che ha esaltato le peculiarità della squadra nipponica trascinata dal tifo di casa: una prima linea estremamente coriacea, una mischia molto ordinata e una difesa ferrea soprattutto sulla specialità degli avversari, ossia i calci alti.

Sul fronte offensivo, a fare la differenza sono stati i mediani di mischia e una rapida quanto efficace circolazione della palla ovale. Tanto è bastato per chiudere il primo tempo sul 9 a 12, con tre calci di Tamura a tenere il passo alle mete di Kearney e Ringrose e alla trasformazione realizzata da Carty.

A chiudere il match è stata la meta di Fukuoka, resa ancora più preziosa dalla trasformazione messa a segno dal solito, precisissimo Tamura. L'impresa del Giappone risalta anche nei numeri di fine match: le maggiori corse in fase offensiva (471 metri contro i 318 degli irlandesi) e il 93% di placcaggi riusciti, 158 su un totale di 171.

L’impresa dei giapponesi potrebbe servire d’ispirazione agli Azzurri contro il Sudafrica anche se, per i principali operatori sportivi e secondo gli esperti accreditati, la vittoria dell’Italia sugli Springboks è un'eventualità da considerarsi altamente improbabile.

Italia vs Sudafrica - Per gli atleti di casa nostra (che al momento sono al 14esimo posto del ranking mondiale), il successo nipponico deve comunque rappresentare un esempio in vista della partita decisiva di venerdì 4 ottobre.

Nello stesso stadio di Giappone-Irlanda, alle ore 18.45 locali (in Italia saranno le 11.45 del mattino) il nostro XV affronterà il Sudafrica (quinta squadra al mondo attualmente).

Gli Springboks arrivano carichi: la sconfitta del 21 settembre subita dagli All Blacks della Nuova Zelanda (23 a 13) è stata assorbita grazie alla “passeggiata” del 28 settembre quando hanno annichilito, per 57 a 3, i cugini della Namibia, sconfitti in precedenza anche dagli Azzurri con un rotondo 47 a 22.

Anche se il clan italiano si sente galvanizzato dalla recente vittoria contro il Canada, è ovvio che la sfida contro il Sudafrica sarà di tutt'altro peso, e sarà necessario entrare in campo con il sangue agli occhi e dare tutta l’anima.

Per questo il commissario tecnico, Conor O'Shea, non sta lasciando nulla d’intentato, con un programma di allenamento diversificato dove non mancano anche scelte inusuali come le sessioni di frisbee.

Obiettivo: allenare tutti i riflessi per rispondere al meglio contro una squadra, che fa della possanza fisica una delle proprie armi vincenti.

Rassie Erasmus, commissario tecnico della nazionale sudafricana, ha spiegato in conferenza stampa: “il nostro team nutre il massimo rispetto per il pack degli italiani. Sarà una partita davvero fantastica, perché sia per noi che per i nostri avversari si tratta di un match già decisivo per proseguire nel cammino”.

Un percorso che i “verdi” sperano di concludere il 2 novembre, data in cui l'International Stadium di Yokohama ospiterà la finalissima della World Cup.

La strada è lunga ma sognare non costa nulla, anche perché come dimostrato dal Giappone l'impossibile non esiste, soprattutto nell'emozionante mondo della palla ovale.

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