top of page

I risultati dei test estivi sono giusti: vince la squadra migliore


44,085 spettatori stretti sugli spalti dell’Allianz Stadium di Sydney nella sera di sabato scorso hanno guardato gli irlandesi sollevare vittoriosi la Lansdowne Cup, davanti agli afflitti Wallabies, vincendo la serie di giugno 2-1.

Per la prima volta in 39 anni (1979), l’Irlanda vince una serie in Australia imponendosi 20-16 nel terzo test della serie, lasciando tutti gli australiani in totale sgomento, sprofondati in un finale dai toni drammatici, causato da una decisione arbitrale che lascia molti grattacapi a coach Cheika e al suo seguito.

Il TMO Ben Skeen non assegna un avanti volontario dell’irlandese Stockdale che interrompe con il braccio il lungo passaggio di Foley verso tre giocatori liberi all’ala.

Agli Australiani serviva una meta per rubare la partita, così Bernard Foley sposta il gioco verso l’ala destra e crea un quattro contro due per i suoi sul canale esterno.

Il suo passaggio all’ala Dane Haylett-Petty viene deviato dal giocatore irlandese e l’ovale finisce fuori, oltre la rimessa.

Sarebbe stata una punizione, forse un giallo, e una mischia per i padroni di casa.

Ma in nessuna delle diverse angolazioni analizzate dal TMO è chiaro il contatto del giocatore irlandese con l’ovale. “Non ci sono prove conclusive” dichiara quindi l’arbitro francese Pascal Gauzere ad un incredulo Pocock. Full time.

Il problema dell’ascensore

Il rugby sembra aver un problema con il TMO. Non si riesce a capire se questo influisca troppo il gioco o invece non lo faccia ancora abbastanza, specialmente non al momento giusto.

Il problema si estende anche alle contese aeree e all’interpretazione del breakdown.

Niente di nuovo quindi, ma gli episodi cominciano a ripetersi e ad assomigliarsi fra loro sempre di più, al contraro dei provvedimenti presi in merito che invece appaiono discordanti e molteplici.

Quando è stato dato il giallo ad Israel Folau era la terza volta che O’Mahony cadeva a terra con una brutta angolatura. Il tentativo dell’estremo australiano di recuperare la palla era chiaro ma la dinamica dell’evento ha sicuramente fatto venire i brividi lungo la schiena alla commissione di World Rugby.

Se un giocatore viene alzato per aria da una posizione statica, in una ripresa, è ovviamente in una posizione vulnerabile e il giocatore che attacca per la palla - Folau - sarà sempre quello che verrà penalizzato.

“Folau ha messo la mano sinistra sul petto di O’Mahony mentre questo andava giù” così si è espressa la commissione disciplinare che ha citato l’australiano sia per questo incidente che per altri due verificatisi nei primi minuti di gioco e che coinvolge sempre lo stesso giocatore irlandese.

Tutte e tre le volte, CJ Stander sollevava il suo capitano per contendere l’ovale.

Il salto è in assoluto la caratteristica migliore di Folau ma la tattica scelta e usata dagli irlandesi per neutralizzarla ha causato un pò di problemi.

Secondo le regole di World Rugby 17.25.3 (b), la combinazione di un cartellino giallo e una citazione a fine partita significa che l’incidente deve essere trattato come un cartellino rosso ed essere sottoposto ad udienza disciplinare.

Il terzo Test a Sydney non è stato l’unico match in cui la direzione di gara è diventata argomento di discussione. La serie della Francia in Nuova Zelanda è stata teatro di molteplici controversie, come il momento in cui Angus Gardner ha espulso l’estremo francese Benjamin Fall al 15’ del secondo Test per aver causato, in una contesa in aria, la rovinosa caduta a terra di Beauden Barrett. Il provvedimento del giovane arbitro australiano è stato poi corretto diversi giorni dopo dalla World Rugby, nonostante abbia applicato alla lettera il regolamento.

Spiegate questo.

Persino Steve Hansen, uscito vincente dalla serie contro la Francia 3-0, si è unito alle polemiche di Michael Cheika “Durante la preparazione alla serie abbiamo ritenuto utile scambiarci del materiale video con i direttori di gara per poter fare chiarezza sull’interpretazione di alcune situazioni in campo. Ma evidentemente non è servito a nulla” ha detto il coach degli All Blacks.

“Gli stessi arbitri appaiono confusi” continua Hansen “World Rugby sta facendo molta fatica a stare al passo con il rugby moderno. Adesso deve armarsi di buon senso e analizzare ciò che è successo”.

Quello che Hansen chiede è solo più chiarezza nella relazione tra arbitri e TMO e un’analisi più scrupolosa sull’operato reciproco. "Sembra che il TMO si senta costretto a dover supportare la decisone dell’arbitro, seppur sbagliata".

La verità è che gli All Blacks e l’Irlanda avrebbero comunque vinto i test di giugno con o senza queste dubbie decisioni arbitrali. Quello che preoccupa è la crescente mancanza di fiducia e integrità nel rugby da test match dove abilità e duro lavoro non sempre vincono la partita.

Honest truth.

Le serie di questo giugno lasciano dunque molti interrogativi e fanno sorgere timori sull’evoluzione del gioco e sulla sua interpretazione. Quello che invece resta sempre uguale (e fair) in questo sport è che, anche dopo tre gare durissime, è solo la squadra migliore, la più cinica, a vincere la serie.

E nell'epico caso dell’Australia, quella squadra è l’Irlanda.

A volte, i direttori di gara sono il target più facile.

Post recenti
bottom of page